Scrivo per liberarmi dal disagio e dal malessere che ho provato in questi giorni legati all’apprensione generale per la ricerca del Titan e dei suoi 5 passeggeri. Gli organi di informazione hanno fatto il loro mestiere: hanno utilizzato l’ennesima tragedia per fare audience così come è avvenuto da Vermicino in poi. Negli stessi giorni in Grecia la più grande tragedia del Mediterraneo, si temono 600 morti, tanti bambini.
Tragedia annunciata l’una, basta leggere le interviste a chi ha partecipato a precedenti immersioni, tragedia annunciata l’altra, basta leggere le cronache degli ultimi anni. Ci sono vite che interessano e valgono più di altre. Ci sono vite di serie A e vite di serie B. È possibile? La vita non è vita per tutti? Eppure mentre per certe vite ci si straccia le vesti e si corre a rilasciare interviste, per altre si gira la testa dall’altra parte e ci si nasconde dietro il dito del perbenismo.
Le vittime dei naufragi, delle guerre, degli aborti, della pena di morte, … delle ingiustizie, non sono forse tutte vittime? È possibile pensare che uno è più vittima dell’altro?
Mario Galasso, francescano secolare