Questa mattina sono passati dal Binario 5 tre ragazzi che si preparano alla maturità. Ci raccontavano che non sanno ancora che forma avrà il loro esame finale. Sono studenti toccati dall’alluvione in modo diverso ma comunque profondo, che desiderano nonostante tutto sostenere il proprio esame in modo “normale”. Raccontano le loro disavventure e le paure con acqua e fango ma si sente che la vitalità tipica dei diciannovenni non ne è stata danneggiata.
Proprio per questo desiderio di normalità ci viene da proporre la maturità Honoris Causa. Questi non sono solo i Burdel de paciug, che si sono rimboccati maniche e sorrisi per alleggerire il peso del fango attorno a loro; sono anche la generazione che ha attraversato la pandemia mondiale adattando – e a volte sacrificando – il proprio diritto allo studio e alla socialità, per proteggere nonni e persone fragili. Sono sempre loro gli adolescenti che si sono trovati a fare i conti con nuovi compagni di banco ucraini a cui fare spazio e la paura di ritrovarsi dentro una guerra di quelle che solitamente abitano i libri di storia e non la quotidianità dei ragazzi.
Pensiamo che S.Francesco sarebbe d’accordo con noi nel riconoscere che tutto questo è stato un noviziato significativo che ha provato ciò che questi ragazzi portano nel cuore: tanta letizia, carità, fortezza e maturità. Lui avrebbe creduto in loro e noi? Abbiamo bisogno di altre prove?
Suor Nadia Pompili, Suora francescana della Sacra Famiglia