«Le sorelle alle quali il Signore ha dato la grazia di lavorare, lavorino, dopo l’ora Terza applicandosi a lavori decorosi e di comune utilità, con fedeltà e devozione» (FF 2792).
Così scrive Chiara nella sua Regola. Per Chiara il lavoro delle proprie mani era importante, anche se non era fonte di sostentamento, ma veniva offerto per le necessità dei fratelli. Infatti: «Le Sorelle non si approprino di nulla, né della casa, né del luogo, né d’alcuna cosa. E come pellegrine e forestiere in questo mondo, servendo al Signore in povertà e umiltà, con fiducia mandino per l’elemosina» (FF 2795).
Emerge un criterio antieconomico del lavoro, lontano dall’idea del commercio; un modo per mettere a frutto i propri talenti mentre per il sostentamento ci si affida completamente alla Provvidenza. Un pensiero di oltre 8 secoli fa, che fa riflettere: il lavoro dà dignità alla mia persona e alle relazioni?
Monica Cardarelli, collaboratrice del Festival Francescano