«L’Amazzonia la chiamano inferno verde, la muraglia verde, la voragine, un mondo intricato che sembra ostile. Per me è il territorio della conoscenza non solo ecologica ma, soprattutto, spirituale. Lì ho imparato, nella quotidianità delle piccole cose, che tutto è uno, che io non esisto, esiste il noi. Ho imparato, come mi spiegava lo zio Sabino e mia madre runa, Rebecca, che gli alberi, gli animali, i fiumi, l’acqua, i pesci e gli umani sono parenti. E che ci fu un tempo nel quale tutti si parlavano e che apparteniamo alla stessa famiglia…
L’amore che sento per l’Amazzonia alla quale, come ho detto, sento di appartenere (non che è mia) non mi rende né cieca, né sorda e nemmeno muta (come direbbe Shakira). Lavoro e ho lavorato quasi 40 anni lì e posso dire di conoscere tutti i lati della sua bellezza, anche i più inquietanti…».
Sono alcune righe dell’articolo di Giovanna Tassi, giornalista e attivista per i diritti umani, reperibile su www.messaggerocappuccino.it (MC 2023, n.4 giugno-luglio, pp. 16-17).
Dino Dozzi, frate cappuccino