
Non dimenticheremo facilmente i giorni dell’alluvione. E sicuramente ciascuno ne conserva impressi nella memoria del cuore frammenti diversi. Condivido tre immagini.
La prima è quella dell’incredibile impasto di fango e oggetti di cui sono piene le strade dei quartieri allagati: sgomento. Tutto è mescolato con tutto, mobili, indumenti, libri, carte, suppellettili … in quel grigio melmoso sono spariti per sempre pezzi di vita e ricordi insostituibili. Che non si potranno “ricomprare”.
La seconda, replicata all’infinito sui media, è quella delle ferite della terra, le frane e le voragini di cui le nostre colline sono disseminate. Sembra proprio che la terra gridi … “Tutta la creazione geme e soffre”. Saranno doglie di parto?
L’ultima, di solo 2-3 giorni dopo: fra i panni che ci siamo rese disponibili a lavare, un mucchio di pupazzi e giocattoli. Forse sarebbe più semplice gettarli via, ma come non pensare a cosa può significare per quei bimbi che li hanno visti travolti dal fango rivedere i loro colori? Ritrovare quel peluche, quel giocattolo, che hanno temuto perduto, non è forse un modo di sostenere la speranza?
Maria Giovanna, clarissa